Il fabbricante di gattini – Rainer Werner Fassbinder

Il fabbricante di gattiniAmmettendo che il cinema di Fassbinder abbia una relazione con la realta’ del suo tempo, viene fuori una Germania del tutto ignota, molto curiosa, senza possibilita’ di smentita persino inaspettata.
Sappiamo tutto e tutto ricordiamo dell’Italia all’alba dei ’70, cosi’ come nulla ci e’ stato taciuto sugli Stati Uniti, sulla Francia e un po’ d’Inghilterra ma questi tedeschi sorprendono.
Ebbene nel casino planetario di ribelli e figli dei fiori, a dar retta a Fassbinder in Germania c’erano ancora dei soggetti modello esistenzialista ovvero gente con l’entusiasmo da Brando-boy che immobili con lo sguardo vacuo rivolto all’infinito, scambiano dialoghi illuminanti e sofferti come: "Che cos’hai, se strana…" – "Tu sei strano" – "Allora vai al diavolo".
Neanche a dirlo, tanta verve e’ immortalata dal regista con lunghe e silenziose sequenze nelle quali nulla si sposta di un centimetro, lunga agonia per lo spettatore al quale non resta altro che la speranza in qualche evento rapido ed indolore che lo strappi al fato di una visione avversa.
S’intende che l’"esistenzialista" e’ un individuo che non fa un emerito ca…volo dalla mattina alla sera e in questo un po’ assomiglia ai rivoluzionari suoi contemporanei, quindi ha tempo di perdersi dietro a conversazioni insulse e a convincere chesso’, la propria donna a prostituirsi, cosi’ per fare un po’ di soldi.
Come costante di Fassbinder, testi inutili e il suo voler recitare, questa volta almeno nella parte di un greco che non conosce la lingua, quindi in gran parte tace ma in qualche modo e’ coinvolto nella vita debosciata del quartiere dove si svolge tutta la vicenda, luogo che pare abitato esclusivamente da alcolizzati fancazzisti e bagasce mononeurone.
Immagino che per Fassbinder & co. questa fosse l’idea di borghesia da combattere.
Questo in sintesi il bianco e nero pallosissimo di Fassbinder al suo secondo lungometraggio che per molti versi delude piu’ del primo non offrendo nulla che valga la pena di ricordare, oltre ovviamente una Hanna Schygulla che svestita fa il suo porchissimo effetto.

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