The new world – Il nuovo mondo – Terrence Malick

New WorldAncora animaletti, ancora animaloni. Alberi e sempre alberi, erba e vento, vento e erba, fiumi e mari, cielo e stelle e ancora di piu’, sempre piu’ verde, azzurro e marrone e sempre quei monologhi… mamma mia…Sempre Malick, sempre lui.
Questa volta spruzza il suo repertorio su Pocahontas, come se la Disney non avesse gia’ fatto abbastanza danni con una storia della quale non frega nulla a nessuno, non fosse per lo sforzo immane di infilarci per qualche anfratto tutta la retorica del "volemese bene" e trasformare il millenario pruritino dell’umano diffondersi, in esemplare modello di convivenza tra popoli e culture. Vabbe’.
Malick ha altra retorica da portare avanti con la storia della principessa selvatica bella, buona e saggia in balia di uomini nevrotici che non possono vivere con lei e neppure senza di lei, il tutto nella Virginia dei primi del 1600 all’alba della colonizzazione del continente nordamericano.
Di tutti i film di Malick che a sprazzi divertono, annoiano e qualche volta sanno persino stupire, questo mi innervosisce parecchio.
Si, sono davvero nervoso. L’adagio del "Piano concerto n.23" di Mozart, si usa sapendo di essere perdenti in partenza e di tutti i mezzucci possibili per affascinare lo spettatore, questo e’ tra i piu’ banali e scontati nell’abbinamento di amore/dolore, quindi di fatto una ridicolaggine. Del resto parlando di musica, basterebbe ascoltare il preludio del "Das Rheingold" di Wagner come utilizzato da Malick e da Herzog per valutare il peso specifico di ognuno di loro e vedendo le sequenze, comprendere che Malick ha bisogno di Wagner per dare forza alle sue immagini, Herzog invece alla sinfonia costruisce il perfetto palcoscenico.
Poi forza, che ci sta a fare un compositore tedesco del XIX secolo nella Virginia del 1600.
I Carpazi di quegli anni sono quantomeno una scelta piu’ oculata…
Malick ha provato persino a crearsi un dogma, regole per luci e camera, fallendo anche in questo dal momento in cui esistono testimonianze che smentiscono il rispetto delle regole da lui stesso imposte.
Restando sul cinema,  Colin Farrell e’ li’ a fare il piacione e fa il piacione, e’ bravo e gli riesce bene, Christian Bale e’ bravo persino quando diretto da Malick. La Pocahontas ha le fattezze di Q’orianka Kilcher, figliola di origine peruviana che interpreta un’indiana – e cio’ spiega le bancarelle estive di peruviani zufolanti vestiti da pellerossa – e tutto il resto e’ Malick all’ennesima potenza.
Se c’e’ qualcosa da salvare e’ l’arrivo in Inghilterra, momento in cui lo stupore di un popolo e’ l’ordinario di un altro, ben resa l’esperienza forse comparabile all’atterraggio su un nuovo pianeta. Poi alla fine si torna a sfasciare tutto.
Malgrado tutto, il ragazzo piace? Allora saranno due ore di gaudio, altrimenti non so.

Scheda IMDB

4 Responses to The new world – Il nuovo mondo – Terrence Malick

  1. complimenti per quelle tre righe di paragone tra Malick e Herzog sulla musica.
    Sebbene non sia ostile come te al cinema di Terrence, spesso lo trovo retorico nel dire “ok ora 5 minuti di sequenze lente musica e paesaggi senza dialoghi”, in cui probabilmente è il migliore oggi, ma non riesce mai a coinvolgermi in pieno (cosa che fa sempre Werner)

    • Sono talmente d’accordo con te che attendo davvero con ansia il suo documentario e lo dico senza ironia.
      Pochi giorni fa ho scritto su Facebook che “Si dice che un regista giri sempre lo stesso film ma Malick esagera” e con quest’ultimo “To the wonder” ha davvero superato il ridicolo. Sono talmente schifato che per ora rinuncio a rivedere “La sottile linea rossa” a mio avviso il suo film migliore e certo quello che preferisco. A Malick contesto l’incapacita’ di fare un film diverso dall’altro e la banalita’ con la quale cerca l’effetto emotivo. Quando fara’ documentari e basta come spero, saremo tutti piu’ felici, lui per primo.
      E poi diciamocelo, chi in suo film usa la frase “sono l’esperimento di me stessa” merita tutto il nostro ridicolo.

      • to the wonder non l’ho ancora visto. Però per esempio The Tree of Life secondo me va visto, non ho capito cosa significhi, ma va visto, così come la sottile linea rossa, anche solo perché Terrence ha un modo di fare cinema tutto suo, non per questo per forza bello, ma di sicuro più unico che raro. Concordo che sia pieno di sé e gioca molto su questo.
        (Diciamoci a questo punto, tra me e te, che aspettiamo un documentario di Malick, solo per poi dire che anche in questo Herzog è irraggiungibile).

      • Su “Tree of life” ti rimando al mio post di qualche tempo fa, film che del resto e’ emblematico proprio perché svela una volta per tutte quello che dovrebbe essere il percorso artistico di Malick.
        Per cio’ che riguarda Herzog, non ce n’e’ e non ce ne sara’ mai. Il regista tedesco ha pochi suoi pari tra i viventi e se proprio devo fare confronti, si inizia da Sokurov in su quindi Malick e’ proprio su un’altra scala graduata.

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