Filosofia della musica – Peter Kivy

Filosofia della musicaSi fa presto a dire "musica". Come tutto cio’ col quale conviviamo quotidianamente e diamo per acquisito, difficilmente ci poniamo domande su cosa esso sia e come funziona. Gia’ in precedenti occasioni ho presentato testi nei quali la musica e’ analizzata sotto un profilo antropologico e culturale ma con questo testo di Kivy, ci si spinge ancora oltre, scavando nelle fondamenta stessa della materia, giungendo al cuore, alla filosofia appunto. L’autore, professore di estetica e filosofia dell’arte classe 1936, fonda sin dalla definizione l’analisi e passo dopo passo, con esempi, controesempi, smentite e conferme.
Formalismo arricchito, cosi’ la definisce, parlando di musica pura, musica senza testo cioe’, questa non ha alcun valore semantico resta incapace di comunicare una storia in senso univoco e universale. Anche la possibilita’ di esprimere sentimenti latita dal momento in cui questi sono legati a chi ascolta e se e’ pur vero che esiste una linea di condotta generale che vuole tonalita’ maggiori piu’ brillanti di quelle minori e cosi’ via, comunque i sentimenti che ne nascono dipendono dallo stato emotivo d’ognuno, dalle sensazioni di quel momento. Anche grandi esempi come "Pierino e il lupo" o le "Quattro stagioni" di musica a programma, cadrebbero senza un testo di accompagnamento, percio’ se il piacere nasce da un’esperienza quasi sensoriale nonche’ antropologica della musica, l’arricchimento del testo e solo quello aggiunge una nuova esperienza emotiva legata alla musica.
Kivy mi trova perfettamente d’accordo in questo e con logica ferrea piu’ matematica che filosofica, smonta ogni obiezione contraria o comunque rilancia contro il suo eccesso di formalizzazione del fenomeno d’ascolto.
Testo tutt’altro che complicato ma non per questo meno importante, segno anzi della grande capacita’ didattica e comunicativa dello scrittore. Un viaggio profondo e importante. 

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