Dayanita Singh – MAST, 31-10-2016

Dayanita Singh - MASTCon impressionante regolarita’ il MAST persegue e prosegue la missione di divulgare i grandi artisti della fotografia industriale. Ottimo per noi fedeli visitatori.
Cio’ che piu’ colpisce e’ la capacita’ dei curatori di viaggiare nel tempo e nello spazio dell’arte fotografica, scegliendo nomi atipici o poco conosciuti per i non addetti ai lavori, fatto che si evidenzia ancora di piu’ con Dayanita Singh, nella sua prima esposizione nazionale.
Indiana classe 1961, la Singh si distingue proprio nella capacita’ di annullare tempo e spazio. Complice il perenne bianco e nero, tranne che nella serie Blue Book dove comunque il colere e’ viraggio emozionale ma intenzionalmente i suoi ritratti siano essi uomini o macchine, non riportano indicazioni cronologiche, lasciandoci in balia delle didascalie per comprendere che stiamo vedendo foto di qualche anno, non decenni addietro. L’effetto e’ voluto e l’India profonda aiuta, cosi’ come aiutano i macchinari ripresi da vecchie officine, gli scaffali ricolmi di carte di archivi che in fondo potrebbero essere pure nostri, tanto siamo messi male a burocrazia e digitalizzazione. Ci sono persone, uomini, impiegati in genere ma anche operai, che non lasciano trasparire alcuna forma di modernita’. Ed e’ un bene. Confesso una certa perplessita’ iniziale, dettata piu’ che altro da uno scarso interesse per l’India e annessi, non si discute pero’ la qualita’ del lavoro della Singh, le solide fondamenta strutturali delle serie proposte, rivelandosi tutto sommato tra le mostre piu’ in linea con gli intenti programmatici del MAST. viste sino ad oggi.

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