Art City 2019, Bologna 09-02-2019 (I parte)
9 febbraio 2019 Lascia un commento
Carlo Valsecchi – Gasometro 3 Pinacoteca di Bologna
Frammenti
8 febbraio 2017 Lascia un commento
La settimana dopo l’esordio, Art City resiste con le sue mostre da noi oculatamente conservate laddove si fossero estese oltre i tre giorni della fiera.
Recuperiamo quindi Palazzo Poggi, il museo delle scienze bolognese che anche quest’anno, come da tradizione, accoglie artisti le cui opere si integrano nel tessuto esistente, commistione che sa di sposalizio, integrazione storica e stilistica, un’operazione che se fatta con gusto e intelligenza, come in tutti questi anni, da’ ottimi risultati. Troviamo percio’ Mariateresa Sartori che dialoga con le collezioni Marsili e Monti attraverso una natura reinventata, modificata, potremmo dire ricreata. Grazie a tecniche del passato, mi spingo a dire superate come la fotografia stenoscopica e il frottage, ci si inoltra verso spende antiche, un piu’ forte legame con la natura e storia. Il connubio e’ perfetto. Divertente e impressionante Bertozzi e Casoni che attraverso la ceramica reinventano l’organico di parvenza sia animale che umano nei suoi scarti e rifiuti. I riferimenti sono tanti ma la bellezza oltre i simboli non viene intaccata, cosi’ come il senso del naturale/artificiale della collezione Aldrovandi e delle cere anatomiche e’ rispettato, anzi esaltato dal connubio. Ottimo. Si prosegue con Calori & Maillard che reinventano i confini dell’ex negozio Gavina col progetto Causerie, l’idea di arte che arreda e arredando afferma lo spazio nel carattere e nel colore.
Opere piccole e grandi, tra l’installazione e il soprammobile, architettura che diventa spazio vitale, confine che non chiude ma concilia tempo e dimensione abitativa. In fondo e’ un ritorno agli anni in cui la personalita’ si esprimeva anche attraverso scelte di arredamento che non riempiva, non solo, ma definiva. Alcune buone idee, altre meno cosi’ come certe soluzioni sono facili e altre originali. Nel complesso interessante.
SEGUE >>>
7 febbraio 2017 Lascia un commento
Giuliano Giuliani scultore bolognese e’ ospite di Elios drive-in, sala mostra e laboratorio che tra foto d’installazioni e piccole sculture ci racconta la sue esperienza sul territorio, fatta di grande opere con la dimensione pubblica nel DNA. Tra l’organico e il meccanico, volumi che nascono da traslazioni e proiezioni. Giochi geometrici come semi frattali di un mondo infinito da percorrere in ogni direzione. Molto divertente e molto interessante, almeno quanto "Bowie l’europeo", una mostra che racconta di un Bowie al meglio della sua carriera, gli anni del suo ritorno in Europa dopo i trascorsi newyorkesi, Berlino e le sue tensioni, la droga e Iggy Pop, tutto il magico insieme, quella strana configurazione che deflagrando crea invece di distruggere. Niente male, un pezzo di storia importante della musica popolare, per chi ha il mito di Bowie poi, incantevole e rivelatore.
Torniamo con piacere al Teatro San Leonardo, luogo suggestivo dotato di una forte mistica interna che se ben allestito come nel caso di Simone Pellegrini e la sua "Dishonesti corpi" diventa straordinario. Dal buio spettrale emergono dimensioni oscure, suggestioni bibliche di corpi perduti e sintassi ultraterrene, Bosch estremo e stilizzato, cartografie ancora da immaginare. Molto interessante ma fuori dalle corde. Non mi ‘e piaciuto ma e’ un problema mio, lo riconosco. Molto meglio invece Guido Vesprini, street artist che con la sua "archigrafia" racconta di una citta’ stratificata, segmentata, ridisegnata. Alienazione che prende corpo nella disgregazione, geometrie di nuova tribalita’, nuova idea.
Esteticamente fulminante, concettualmente interessante, mi e’ piaciuta moltissimo e attenzione che nell’urban art non ho alcun interesse ma quando merita, merita davvero.
Ultimo appuntamento della giornata e’ con "Saldi d’artista", ovvero Giuseppe Stampone assieme a Societa’ Dolce ridefiniscono un abbecedario per la contemporaneita’, particelle sintattiche per nuovi fonemi.
Operazione situazionista, detournement esteticamente impattante dal chiaro messaggio per tutti.
Come dicevo giornata intensa, ne seguiranno altre…
SEGUE >>>
1 febbraio 2017 Lascia un commento
Una tra le esposizioni piu’ suggestive viste sabato e’ stata "Pagine d’arte" a Casa Saraceni. Il libro e’ arte nel contenuto ma puo’ esserlo anche nella forma, il contenitore che diventa esso stesso messaggio, racconto di un percorso artistico che interseca testo, forma, materiali e soprattutto estro e fantasia.
Ben curata, ben organizzata, tante soprese da nuovi artisti e la possibilita’ d’interagire con molte opere esposte, sfogliare, toccare, entrare dentro la materia e ammirare stili e idee. Notevole.
Discorso ben diverso per Murakami Takashi, il pittore ultrapop giapponese in mostra alla Galleria Cavour. Rifacendosi all’iconografia manga e alla cultura jpop, ci scherza su con piglio giocoso ma deciso, sempre in bilico tra serio e faceto mentre ci si domanda se c’e’ o ci fa. Murakami quindi e’ complice o vittima del sistema?
Lasciamo il dubbio al visitatore. Certo e’ che divertente e’ divertente, in certi episodi persino lirico, per certo e’ un gran furbo ed e’ un pregio, attenzione bene, non un difetto.
Di ben altro tenore l’esposizione "Viva l’Italia" tenutasi al Museo Archeologico. Ambiente suggestivo e discreta l’organizzazione di alcuni film proiettati nella loro interezza, che testimoniano o dovrebbero testimoniare non tutta l’Italia ma un pezzettino, quella che va dalla fine degli anni ’60 alla meta degli anni ’70 e solo l’Italia per cosi’ dire politica, quella di "Teorema" di Pasolini o "Lotte in Italia" del Gruppo Vertov. Cio’ che non funziona e’ un Mark Nash che riduce l’italia ai Pasolini e ai Bertolucci e sempre in pochi anni di storia, o la sua idea di storia, l’equivalente intellettualoide del "chitarra, pizza e mandolino". L’Italia e’ un prima, un dopo e infiniti durante che nulla ha avuto a che fare con questo.
Oltre al fatto che la proiezioni di interi film lascia un’impronta simbolica ma non effettiva all’elaborazione del messaggio. Piu’ suggestiva che utile.
Un bel salto qualitativo lo si compie a Palazzo d’Accursio con la mostra dedicata a Carlo Corsi, pittore bolognese del 1879 che in oltre 80 anni di vita ha sperimentato stili e tecniche, passando dal ritratto piu’ ordinario ad una rappresentazione essenziale e multimaterica, informale ed astratta. Sessanta opere che raccontano un percorso non singolare ma significativo, artista a mio avviso ordinario con sprazzi d’originalita’ soprattutto negli ultimi due decenni della sua vita dove ho visto i lavori piu’ interessanti
Segue >>>
30 gennaio 2017 1 commento
Credo mai come quest’anno s’e’ parlato male di Arte Fiera il cui problema di fondo che s’acuisce man mano con gli anni e’ l’esasperante accelerazione commerciale che viene venduta come arte e come tale viene fatta pagare ai visitatori. In sostanza c’e’ un biglietto per vedere chi vende e chi compra. La discussione e’ aperta e accesa, personalmente me ne tiro fuori non andandoci e altresi’ godendomi il vero evento, Art City dove Bologna diviene una grande galleria con tante stanze diverse grandi come palazzi. Se c’e’ un difetto in tutta l’operazione e’ la sovrabbondanza di eventi ma non ci lamentiamo per il brodo grasso e comunque con un’attenta programmazione, si puo’ vedere molto anche nelle settimane a seguire. Come gli anni precedenti mi limitero’ agli eventi piu’ importanti, non necessariamente i migliori e con molto ancora da vedere.
Tributo al Caccia. Grande architetto Luigi Caccia scomparso ultra centenario nel Novembre scorso, milanese e attivo in prevalenza in Lombardia ma lascio’ il suo segno pure a Bologna. Scopro proprio in questa occasione che la bellissima Piazza Santo Stefano inaugurata nel 1991 e che tante volte ho ammirato nel sublime equilibrio tra antico e moderno, e’ opera sua . Un tassello importante nella conoscenza della citta’.
Inside Brazil. Che poi iniziative come Art City confermano che il vero obiettivo della manifestazione e’ far conoscere la citta’ e ci riesce benissimo come nel caso della Basilica di Santo Stefano che scopro nella sua bellezza proprio con la mostra ospitata nei suoi chiostri. Cinque artisti brasiliani che raccontano la loro terra attraverso foto, sculture, video e dipinti. Ottima la scelta dei lavori esposti, forse manca quel tocco di unicita’ e originalita’ ma vi sono cose belle e cio’ basta. Omissis. Spazio off di Arte Fiera con sculture di Andrea Poggipollini e foto di Samuele Sodini nel pop del pop, anzi nel post del post, percio’ combinare a scelta e si ottiene la citazione del classico piu’ classico declinato al contemporaneo piu’ popolare del popolare. Discreto, certamente piacevole, disimpegna e diverte.
Paolo Ventura / Danila Tkachenko. Doppia presenza organizzata dalla Galleria del Cembalo. Non mi soffermero’ troppo su Paolo Ventura per quanto il suo lavoro sia originale e gradevolissimo nella ricostruzione scenica di un immaginario passato, fotografie di un mondo di finzione che riproduce la realta’, un cortocircuito carico di pathos che si fa voler bene al primo sguardo. Ancor meno parlero’ ora di Tkachenko perche’ vi sara’ una nuova occasione e in sede separata.
Giovanissimo fenomeno nato a Mosca nel 1989, sta conquistando il mondo della fotografia e di certo ha conquistato me con la serie "Restricted areas", foto rubate al gelo e alla storia, il cosmico sovietico che torna dalle zone proibite di un passato che a volte sembra immaginario. Immagini di una bellezza strepitosa ed entusiasmante. Semplicemente favoloso.
Segue >>>
2 febbraio 2016 Lascia un commento
The Camera’s Blind Spot III – Sulla materialità della fotografia – Palazzo De’ Toschi Inaspettato ed interessantissimo l’evento in mostra a Palazzo De’ Toschi perche’ e’ vero che parliamo di fotografia ma il protagonista e’ il mezzo, non il soggetto. In sostanza i curatori si propongono di mostrare supporti di stampa alternativi alla carta e tecniche e materiali si mescolano in forme nuove ed inedite. Dirigendosi verso la scultura, spesso aumentando di una dimensione, il risultato sa essere inedito e sorprendente e i nuovi materiali una risorsa, non una difficolta’. Tanti i nomi presenti e per campanilismo mi piace ricordare per primo il modenese Franco Guerzoni e le sue pietre ma decisamente interessanti le superfici curve di Attila Csorgo o alle stampe 3D in titanio di Ives Maes. Tecnica e arte, idee ed invenzioni una diversa forma di multimedialita’ che in questi tempi mirabolanti sa ancora stupire.
Andrea Salvatori – Museo Davia Bargellini Che personaggio Salvatori. Visitando le sale del museo ci siamo imbattuti in uno strano figuro che una rapida ricerca su internet ha rivelato essere l’artista in persona. Estroso nel presentarsi, estroso nelle sue opere che in fondo lo rappresentano o perlomeno e’ facile associare la grande ironia giocata sulle forme e sulle parole al loro creatore. L’operazione di mescolarsi a mostre preesistenti non e’ nuova ma nel caso di Salvatori e’ particolarmente ben riuscita. Talvolta lo troviamo innestato nel contesto come un virus e parliamo delle sue scie di stelle, uno dei simboli ricorrenti, cosi’ come ricorrono spesso queste piccole figure inglobate dentro altre strutture oppure "invasate" quantomeno nell’etimo. La giocosita’ impera e nulla e’ lasciato al caso in una operazione mirata e molto divertente che vive di minuzie e particolari. E’ una piccola caccia al tesoro che non nasconde anzi sottolinea la collezione esistente, sinergia davvero ben realizzata. Bravo Salvatori.
Nunzio Paci e Tamara Ferioli – Succurrere vitae – Museo delle Cere Anatomiche "L. Cattaneo" Di tutte le mostre dall’illustre contorno, il Museo delle Cere Anatomiche "L. Cattaneo" e’ certamente il piu’ impressionante. Prima di Internet la medicina si studiava su libri e riproduzioni anatomiche in cera, talvolta con resti umani raccolti come reliquie degne di un circo degli orrori. Non si vuole mancare di rispetto alle deformita’ e agli uomini che purtroppo ne sono state vittime perche’ il sentimento di disgusto viene soffocato dalla pieta’ della condizione umana. Serve pero’ un occhio distaccato, clinico appunto e astrarre l’umanita’ abbandonandosi alla scienza. Sotto questo aspetto e in questo contesto, Nunzio Paci e Tamara Ferioli esibiscono le loro opere nelle sale e sui tavoli di ricerca che per davvero hanno visto l’uomo ridotto a pura materia di studio e sono disegni, lastre fotografiche innesti di oggetti dentro libri e testi rivisti sotto la luce della morte che puo’ illuminare la vita, restituire ai corpi che furono, un po’ di poesia e amore, uno scambio che crea continuita’ tra i due stati opposti ed inconciliabili dell’esistenza. Ci si muove tra scienza e arte smarrendo i confini, in un percorso al tempo stesso dolce e terribile, un modo per ripensare alla vita e ripensarsi con la sua fine. Impressionate e sublime, davvero di grande effetto. In parte ricorda il "Manifesto Anatomico" di Sissi visto l’anno precedente ma con piu’ efficacia e drammatica tenerezza.
Molte altre sono state le mostre visitate, alcune piccole per dimensione ma in generale di buona qualita’. Casa Saraceni ad esempio col suo percorso nei ritratti, dal cinquecento al Novecento, un viaggio che e’ storico e antropologico, tecnico e stilistico e si conclude con un ritratto di Dalla donato alla fondazione nel 2015.
Molto diversa ma ugualmente interessante cio’ che si e’ visto alla Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna con la ceramica al centro dell’esposizione, piccolo campionario ma con due Fontana che valgono la visita assieme ad un divertente Ai Weiwei. In ultimo ma non ultima, Casa Morandi luogo di vita elevata a culto che oltre alle stanze abitate dal grande pittore bolognese, raccoglie l’omaggio a lui dedicato da David Adika, fotografie piu’ importanti nell’omaggio che nella resa complessiva.