Cosmic Communist Constructions Photographed – Frederic Chaubin

CCCPNon ricordo chi l’ha detto, forse io, che "l’architettura e’ la piu’ piu’ importante tra le arti perche’ serve a qualcosa" o nel dubbio rimedio con l’idea di Brancusi che "l’architettura è una scultura abitata."
Forse non sara’ la prerogativa principale ma la caduta di un regime dittatoriale permette d’estirpare le sovrastrutture ideologiche favorevoli e contrarie, per concedere agli uomini, alle arti e storia, di potersi infine spogliare e concedersi sospirato e sereno giudizio.
Le dittature hanno bisogno di bandiere, di slogan, sfilate in piazza, monumenti e l’arte puo’ divenire collante e pretesto per queste iniziative, tolte le quali lasciano l’impalcatura teorica scoperta che puo’ sorprendere, in certi casi stupire e come dopo un sogno violento del mattino che affronta la luce, resta sul suolo sovietico una moltitudine di strutture architettoniche monumentali.
Partendo da quella idea costruttivista che risuono’ all’alba del comunismo come uno squillo di tromba per risvegliare nuovi uomini e nuove idee, il futurismo cugino e rivale forni’ il materiale teorico per realizzare con cemento e acciaio un’idea di presente proiettato al futuro, uno strano miscuglio di suprematismo e Art Déco, Bauhaus e De Stijl, arte araba, bizantina e russa affogate nel cemento razionalista e forgiate nell’idea di un futuro iperbolico che avrebbe proclamato i miti nazionali, pionieri e padri del cosmo tutto e non c’e’ arte rimasta inespressa per giungere allo scopo, non piegata ma esaltata nel cemento e con l’idea d’infinito.
default_pr_chaubin_18_1103301504_id_421815"La chiave dell’architettura sovietica e’ in primo luogo politica, per cui la comprensione della sua trasformazione non e’ tanto da ricercare nell’area della teoria architettonica, quanto piu’ prosaicamente nel regime e nella sua evoluzione" sintetizza in modo esemplare l’autore che nella prefazione risolve con precisione e lucidita’ la cosmogonia di una idea che volava col cemento e inventava le stelle per raccontare la terra.
Le democrazie non possono osare slanci ideali, schiacciate come sono nel rendiconto verso un’opinione pubblica che in parte variabile rimane imprescindibilmente ostile e si paventano dunque carenze nei fondi presto limitati per erodere margini su bilanci da svuotare semmai con costosissimo ed innocuo nulla concesso al cittadino che se ne dica, spaventato dal nuovo.
Le democrazie sono creature lente e pesanti, senza scopo che altro non sia la sopravvivenza tramite il mantenimento di uno status che non richiede evoluzione anzi rafforzato dall’immobilismo funzionale alla conservazione.
Se vi e’ ricerca e sviluppo, crescita ed innovazione lo si deve al capitale privato che puo’ e deve osare anche con architetture innovative, sovente ardite nella sfida al consumo che non nega l’arte e la fantasia.
default_pr_chaubin_03_1103301104_id_421581Parimenti i regimi sono bestie feroci, necessitano di muscoli possenti e zanne da rinforzare, sempre protesi a crescere e conquistare e se evoluzione e’ imperativo di sopravvivenza, il campo sgombro da critiche e ostacoli, le risorse di uomini e mezzi virtualmente illimitate, permettono iperboli, anche architettoniche di ogni genere.
Ma la belva e’ sconfitta, le sue ossa spuntano dal terreno come monito di cio’ che e’ stato, forse bellezza di cosa poteva essere e nella morte il fallimento che ha trascinato con se’ anche le sue opere rappresentative ora sublimi nelle crepe e macchie, muri scrostati e ferri arrugginiti, oasi di uomini che esorcizzano la paura con l’indifferenza.
Libro bellissimo e denso di risposte a domande che milioni di pagine non hanno risolto, testo di una storia che non e’ mai accaduta o semplicemente la furiosa estetica del desiderio di liberta’.
"La fantascienza ha una natura metafisica… la sua e’ una mitologia impregnata d’irrazionalita’ ma che presenta il vantaggio di sposare il dogma ufficiale del momento: la corsa verso il futuro. Un futuro che nel caso dell’URSS e’ un orizzonte immaginifico messo a frutto dal potere. Infatti non potendo offrire alle masse un presente luminoso come quello del capitalismo trionfante, si promettevano loro i "domani che cantano" di un comunismo in evoluzione.
Il mondo sovietico era quindi un enorme cantiere destinato a completarsi in futuro.
"

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