Herzog Incontra Gorbaciov – Werner Herzog

Herzog Incontra Gorbaciov

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Dentro l’inferno – Werner Herzog

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Salt and Fire – Werner Herzog

Salt and fire

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Family Romance, LLC

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Queen of the Desert – Werner Herzog

Queen of the Desert

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Lo and Behold – Werner Herzog

Lo and BeholdChe Herzog sia tra i piu’ grandi registi al mondo non lo dico solo io, che sia il piu’ grande documentarista in circolazione, non conosco il parere di altri ma e’cosi’ che la penso. E’ il migliore perche’ anzitutto e’ un tecnico fenomenale ma non di meno,il suo stile o dovrei dire metodo per raccontare storie e’ unico.
Egli non esprime opinioni o meglio lo fa a modo suo, col montaggio, le inquadrature, a volte ponendo un particolare in primo piano o un cambio di prospettiva. L’approccio non e’ mai didascalico ma lo sforzo di usare nuovi linguaggi e’ la costante che lo caratterizza. Soprattutto pero’ ed e’ qui la differenza con un Piero Angela qualunque, Herzog affronta un argomento ponendo domande, mai fornendo risposte, percio’ i suoi documentari non si dimenticano, li si conserva dentro e restano a lungo nei pensieri, ci si sente coinvolti e parte attiva. Quando poi l’argomento e’ qualcosa di profondamente intrecciato nel quotidiano e nelle abitudini di ognuno di noi come internet, allora si esce dalla sfera delle curiosita’ e si entra nella cronaca.
Herzog segmenta l’argomento in 10 capitoli, le origini per iniziare e si finisce col futuro. In mezzo il bene che la rete offre ma anche il male, sposalizio imprescindibile, dualita’ inevitabile.
Internet guidera’ l’umanita’ su altri pianeti ma sara’ anche causa della disintegrazione dell’individuo. Forse e’ vero che in futuro si pensera’ a questi decenni come ad un nuovo medioevo, il cambiamento e’ epocale e l’umanita’ e’ ad una svolta. Come andra’ a finire? Herzog a modo suo ce lo dice, o almeno ci dice cosa potra’ salvarci.
E’ un ottimista per certi versi.
Concettualmente il film e’ superbo malgrado e’ da dire, sia il meno herzoghiano di tutta la sua produzione, un documentario nel quale la mano del regista e’ piu’ leggera e la sua impronta si fa vedere solo a tratti. Non e’ una critica ma una semplice constatazione. Comunque da vedere, da pensare.

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L’ignoto spazio profondo – Werner Herzog

L'ignoto spazio profondoVolevo una scusa per rivedere questo film e il cofanetto dei documentari di Herzog come regalo natalizio, mi ha offerto l’occasione che cercavo. Terzo di una ideale trilogia formata assieme a "Fata Morgana" e "Apocalisse nel deserto" , Herzog crea una nuova forma di documentario o forse di film.
Il confine e’ volutamente indefinito percio’ indefinibile. La forma e’ data da un testo che non ha relazione con le immagini o meglio le parole ricontestualizzano il girato creando uno sconcertante effetto straniante, una vertigine intellettuale che obbliga chi vede a buttare via ogni nozione precedentemente acquisita e farsi condurre su nuovi sentieri. Se Duchamp per primo uso’ questa tecnica inventando ready-made con un intento pero’ prettamente dissacratore seppur rivoluzionario, Herzog semplicemente inventa un nuovo modo di raccontare una storia, quindi le riprese NASA della missione Shuttle STS-34 diventano le testimonianze di un viaggio extragalattico e l’incredibile girato di Henry Kaiser sotto il pack in Antartide, la visione di un mondo alieno.
Allo stesso modo le musiche, interpreti dal Senegal, Germania, Olanda e persino uno straordinario gruppo corale sardo, concorrono a rendere ancora piu’ aliene parole e video.
Virgilio in questo incredibile viaggio, Brad Dourif, un alieno sbarcato sulla Terra in cerca di un nuovo mondo ma destinato a sua volta a fallire considerando che la Terra stessa e’ votata all’estinzione.
Ci troviamo percio’ tra le mani delle immagini di repertorio ma la forza del narrato e la grande capacita’ di Herzog di raccontare, trascinano in una incredibile odissea piu’ credibile di molti altri film di genere.
E’ noto che consideri Herzog tra i piu’ grandi registi viventi e questo e’ uno dei suoi film che preferisco. Strano a dirsi dal momento in cui per gran parte e’ stato girato da qualcun altro ma non si deve dimenticare che Herzog non solo e’ un grande regista ma anche un grandissimo documentarista il cui maggior pregio e’ cogliere e sottolineare aspetti talvolta marginali, qui sceglie con incredibile sensibilita’ e assembla per un nuovo e straordinario prodotto.
Le immagini di Kaiser sono di una bellezza sconvolgente e posso assicurare che sono pochi i film di fantascienza capaci di offrire visioni piu’ aliene di queste. Infine, protagonista eppure in una piccola parte, Dourif, il piu’ sottovalutati dei grandi attori, una forza sconvolgente, un’interpretazione magistrale.
Raro che usi la parola capolavoro, questo lo e’.

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Cave of Forgotten Dreams – Werner Herzog

Cave of Forgotten DreamsL’occasione e’ ghiotta, vedere Herzog in uno dei suoi ultimi film-documentario sul grande schermo e non me la lascio scappare.
In realta’ non ho mai pensato a questi film come documentari in senso stretto perche’ Herzog si sa, non resta al di fuori di cio’ che racconta e per quanto il suo giudizio si esprima attraverso accenti e sfumature, usando il linguaggio cinematografico per parlare e sottolineare, ottiene l’apparente effetto di cinema-verita’ – allocuzione orrenda che lui per primo respinge – quando invece si tratta di vera e propria cronaca, analisi e giudizio.
Eccetto questo pero’ e’ indubbio che la sua sensibilita’ ed esperienza siano impareggiabili e ogni suo intervento e’ magistrale e superlativo.
Produzione recente, 2010 per un’occasione davvero unica e non e’ un abuso del termine dal momento in cui egli e’ riuscito ad entrare con la telecamera nelle grotte Chauvet  nel sud della Francia all’interno delle quali sono stati scoperti graffiti di oltre 30.000 anni fa, di fatto i piu’ antichi mai ritrovati.
Ogni sbalzo di temperatura puo’ essere letale per la loro conservazione, cosi’ Herzog si e’ avvalso di apparecchiature speciali per la ripresa e l’illuminazione. Presentato per la prima volta in 3D, fortunatamente il 2D non toglie nulla alla suggestione, semmai favorisce la visione e rafforza l’idea del regista che parte da un fatto straordinario per giungere comunque a considerazioni sull’uomo, sul suo passato, il senso della vita e dell’evoluzione, sino a tracciare una linea ideale verso il futuro.
Di tutti i documentari di Herzog questo e’ il piu’, come dire, documentario appunto.
Egli e’ presente con le domande agli scienziati, con le sue considerazioni e osservazioni e nel finale certo, una coda piu’ divertente che interrogativa ma molto piu’ che in passato, questa volta lascia parlare in prevalenza le immagini, in misura maggiore Herzog si defila perche’ basta la realta’ dei fatti e sono sufficienti gli sbalorditivi disegni murali e il luogo che li contiene per evocare forze talmente distanti da noi da far precipitare chiunque in un vortice di confusione ed emozione.
Herzog non puo’ sottrarsi all’incantesimo e in un movimento di luci evocatrici di antichi fuochi, tenebrose ombre, nel terrore e coraggio, mette tutta la sua arte per mostrare cio’ che c’e’, niente di piu’, niente di meno.
Con Herzog ritroviamo il Kubrick piu’ megalitico nel gioco di forme e nella forza della vita, esaltazione del primitivismo pittorico e al contrario la negazione filosofica rousseauiana, cosi’ come impera il frastuono interiore di Cage i cui echi riverberano nella valle del tempo.
Poi mi si conceda, dipinti dentro caverne scoperte fortunosamente nel cuore della Francia, mammut  e animali primitivi, estendono nel mondo reale la fantasia di Sokal e del suo "Syberia".
L’uomo nasce qui e non trovo narratore migliore di Herzog per raccontarlo.

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Il mondo contemplativo di Werner Herzog – Peter Buchka

Il mondo contemplativo di Werner HerzogDopo aver visto "Il diamante bianco" e ripercorso grazie a questo documentario la carriera di Herzog, ho trovato spontaneo, istintivo, doveroso scrivere sul mio profilo Facebook.
"Torno dopo molti mesi al cinema di Herzog e ritrovo in lui non un padre, un fratello o un sodale ma la totale aderenza di idee, di intenti, il modo di sentire il Cinema e ancora piu’ ampio, la Bellezza. No, egli non e’ un padre, un fratello o un sodale, Herzog sono io se fossi una persona molto, molto migliore."
Chi altri potrei citare se non il mio stesso riconoscimento verso uno straordinario poeta della settima arte, un uomo la cui sola ambizione e’ il volo, in qualunque forma possibile.
Egli in tutta la sua vita ha definito un’estetica personalissima senza forzarla e tantomeno imporla, ha espresso l’unico messaggio o non-messaggio che invita alla Bellezza, quel punto sospeso tra follia e piacere da ricercarsi in un luogo neppure troppo nascosto dentro l’insensata corsa quotidiana.
Come ben ci spiega Herzog, egli non ama la Natura perche’ stupida e cattiva ma questa esiste e va rispettata, cosi’ come non disprezza la tecnologia, essendo questa un mero strumento in mano ad una civilta’, la nostra, destinata all’estinzione.
Mentre scorrono molte delle sequenze piu’ rappresentative del sua cinema, dai primi corti sino a "Cobra Verde", ultimo film prima della realizzazione del documentario datato 1989, Herzog parla di se’, del cinema e della sua idea di cinema e non serve altro per investigare nell’Herzog-pensiero, vedendo incarnati i bisogni e i desideri nelle pellicole che da sempre realizza e col senno di poi, sapra’ realizzare.
Una sola ora di documentario e’ un regalo che ognuno dovrebbe farsi per comprendere un grande regista e la sua arte, per chi invece di Herzog ha visto tutto, e’ la spinta non necessaria al tutto di essere rivisto.

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Il Diamante Bianco – Werner Herzog

Il diamante biancoSi potrebbe pensare che volare sia ormai una sfida relegata al passato e che nessuna emozione possa piu’ venire da un gesto quotidiano quale puo’ essere imbarcarsi su un aereo. A maggior ragione e’ facile ritenere che i dirigibili appartengano ad un periodo glorioso ed avventuroso della storia dell’aviazione, oramai confinati protagonisti di qualche romanzo steampunk.
Invece esistono uomini che conservano il sogno del volo non come esercizio meccanico, bensi’ stato emozionale dell’assenza di peso, voglia di perdersi nel vento sollevato da ogni pensiero quando il pensiero stesso e’ fatto d’aria.
Soltanto un grande documentarista poteva possedere la giusta tecnica ed esperienza per raccontare questa storia, laddove serve una grande sensibilita’ per cogliere la magia di un gesto leggero eppure imperioso. Solo Herzog aveva capacita’  e anima per riuscirci.
Era da parecchi mesi che non tornavo sul suo cinema, lui il regista che sopra tanti, forse sopra tutti, sazia la mia fame di tecnica e cuore, un artista del quale prima ancora dei film, ammiro storia e passato, riconoscendomi nella sua filosofia di vita e di un cinema puro che sappia esprimere sensazioni ed idee come conseguenza, non fine ultimo.
Ebbene Herzog riesce finanche a commuovere documentando l’impresa dell’ingegnere Graham Dorrington di voler sorvolare con un dirigibile le cascate Kaieteur nella Guyana.
Come spesso accade col suo cinema specie quando documentaristico, Herzog sovrappone strati su strati, racconta storie dentro storie perche’ il protagonista e’ si un ingegnere inglese ma ancor piu’ i suoi demoni in conflitto coi sui desideri e nel contempo e’ la storia del documentarista Dieter Plage che perse la vita proprio durante uno dei suoi esperimenti di volo, nonche’ narrazione di un popolo, della terra che abita e delle leggende che lo nobilita. Racconto di una sfida, c’e’ sempre una sfida da affrontare nel mondo di Herzog, sia tecnica che umana e vi e’ una passione, una forza che travalica ogni finzione, ogni altra ripresa sceneggiata e preconfezionata. La straordinaria bravura di Herzog e’ come sempre nel saper riprendere qualcosa che accade e incidere il proprio genio attraverso l’uso di una lente, della distanza, della luce, dei suoni, come ad illuminare con la giusta luce un paesaggio preesistente e mai artificialmente costruito.
A completare la perfezioni delle immagini, le musiche ancora una volta sublimi e come accadra’ nuovamente con "L’ignoto spazio profondo", Herzog si fara’ accompagnare da un ensemble di tenori sardi, intuendo mirabilmente un risultato dall’equazione che lega la nostra bella isola ad un altra distante un intero mondo.
Impressionante, bellissimo.

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