Un commercio ideale – Achille Campanile (racconto completo)

Un commercio ideale  (tratto da "Manuale di conversazione")

«Ho trovato» mi disse lo sconosciuto mentre scendevamo dal tram al capolinea «il commercio ideale: sbarco il lunario vendendo un mio oggetto personale.»
Il discorso non m’interessava molto. M’ero accompagnato con costui per fare assieme il tratto a piedi fino a casa poiché la notte, di questi tempi, non è prudente girar da soli per certe strade deserte o mal frequentate. Tuttavia non potei fare a meno di osservare: «Come, vendendo un suo oggetto personale? Lei vuol dire: vendendo dei suoi oggetti personali»
«No,» fece lui «ripeto: un mio oggetto personale. L’oggetto che vendo è uno soltanto ed è sempre quello.»
«L’avrà venduto una volta e col ricavato…»
«No. Lo vendo continuamente.»
«Ne ha molti uguali?»
«Ne ho uno solo.»
«E come fa a venderlo più volte?»
«Non riesco io stesso a spiegarmelo. Fatto si è che lo offro, mi viene subito pagato e nessuno lo ritira.»
«È curioso» feci «e volentieri ne saprei qualcosa di più.
Che oggetto è?»
«La mia rivoltella. Dovunque mi presento per venderla, tutti appena la mostro, me la pagano quasi senza lasciarmi parlare e, quel che è più strano, senza ritirarla. Invano talvolta li inseguo per consegnar loro l’oggetto. S’allontanano in fretta e spesso addirittura correndo.»
«Senti, senti. Ma forse lei avrà la parlantina sciolta, saprà fare, come suol dirsi, l’articolo; ne decanterà il funzionamento perfetto, la maneggevolezza, la precisione?»
«Non faccio in tempo. Di solito mi limito a spiegare che non sono un commerciante di professione (il che è la verità; perché non voglio ingannare nessuno), ma che il bisogno mi costringe a privarmi di quest’oggetto. Comincio presentando la rivoltella: "Sono in miseria, mi occorrono un po’ di quattrini…".
Non faccio in tempo a finire: il cliente paga e via di corsa: io l’inseguo per consegnargli la merce, grido: "Senta…
Aspetti!": ma sì! Hanno le ali ai piedi quei dannati.»

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