Pulp Fiction – Quentin Tarantino, Roger Avary (script)

VINCENT VEGA: Bene.
JULES WINNFIELD: Allora, come sono questi hashish bar?
VINCENT: Eh, come sono? Che vuoi sapere?
JULES: Eh… Lì l’hascisc è legale?
VINCENT: Sì, è legale, ma non al 100%. Voglio dire, non puoi entrare in un ristorante, rollarti una canna e metterti a spipacchiare. Insomma, ti lasciano fumare a casa tua o in certi posti ben precisi.
JULES: Ossia gli hascisc bar.
VINCENT: Sì. La faccenda è così, ascolta: è legale comprarlo, è legale possederlo, e se sei il proprietario di un hascisc bar, è legale venderlo. È legale averlo addosso, ma… ma questo non importa perché… sentimi bene ora:  se vieni fermato da un un poliziotto ad Amsterdam, è illegale per lui perquisirti! Insomma, questo diritto i poliziotti ad Amsterdam non ce l’hanno.
JULES: Eh, amico, ci vado subito, non ci sono santi! Cazzo se ci vado!
VINCENT: Eh, eh, lo so che ti piacerebbe, bello, ah! Ma lo sai qual è la cosa più divertente dell’Europa?
JULES: Qual è?
VINCENT: Sono le piccole differenze. Voglio dire, laggiù hanno la stessa merda che abbiamo noi, ma solo… solo che lì è un po’ diverso.
JULES: E come?
VINCENT: Beh, ecco, puoi entrare in un qualunque cinema di Amsterdam e comprarti una birra. E non sto parlando, che so, di un bicchiere di plastica, ma intendo un boccale di birra. E a Parigi puoi comprare una birra da McDonald’s. Sai come chiamano un quarto di libbra con formaggio a Parigi?
JULES: Non un quarto di libbra con formaggio.
VINCENT: Hanno un sistema metrico decimale, non sanno che cazzo sia un quarto di libbra.
JULES: E come lo chiamano?
VINCENT: Lo chiamano "Royale con formaggio".
JULES: Royale con formaggio!
VINCENT: Eh, già!
JULES: Come lo chiamano il Big Mac?
VINCENT: Beh, il Big Mac è il Big Mac. Lo chiamano "Le Big Mac".
JULES: Le Big Mac! Ah, ah, ah, ah, ah! E come lo chiamano il "Whopper"?
VINCENT: Non lo so, non sono stato al Burger King. Sai cosa mettono sulle patatine in Olanda al posto del ketchup?
JULES: Cosa?
VINCENT: La maionese.
JULES: Eeeh! Che schifo!
VINCENT: Eh, eh! Gliel’ho visto fare, amico, cazzo! Le affogano in quella merda gialla!
JULES: Dovremmo avere dei fucili per cose di questo tipo.
VINCENT: Quanti saranno?
JULES: Tre o quattro.
VINCENT: Compreso il nostro tizio?
JULES: Non ne sono sicuro.
VINCENT: Allora significa che potremmo arrivare anche fino a cinque.
JULES: Sì, è possibile.
VINCENT: Dovremmo avere dei fucili, cazzo. Lei come si chiama?
JULES: Mia.
VINCENT: Mia? E come ha conosciuto Marsellus?
JULES: Ah, e che ne so? Come si conoscono tutte le persone. Una volta faceva l’attrice.
VINCENT: Ah, davvero? Ha fatto qualcosa che ho visto?
JULES: Da quello che so, la cosa più grossa l’ha fatta in un "pilota".
VINCENT: Pilota? Che cazzo è un "pilota"?
JULES: Le conosci le serie in televisione?
VINCENT: Io non guardo la tv.
JULES: Sì, ma sarai certo al corrente che c’è un’invenzione chiamata televisione, e che su quest’invenzione ci sono le serie.
VINCENT: Sì!
JULES: In televisione, il modo per scegliere una serie è che fanno un episodio, l’episodio chiamato "pilota". Poi mostrano quell’episodio a gente che sceglie gli episodi e sul valore di quell’episodio decidono se vogliono fare altri episodi. Alcun vengono scelti e diventano programmi televisivi e invece altri no, e diventano niente. Lei era in uno di quelli che è diventato niente.

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Mr. Stitch – Roger Avary

Mr StitchUn paziente avvolto nelle bende, a stento vediamo occhi e bocca.
Un dottore, Rutger Hauer che risolve il dubbio allo spettatore attento, spiegando di un nuovo Frankenstein in un mondo futuro nel quale non sappiamo che e’ accaduto ma certo qualcosa di molto, molto grave.
Un Frankenstein si diceva, assemblato coi resti di 88 persone, un puzzle umano superiore pero’ alla somma delle sue parti. Piu’ forte, piu’ intelligente, un vero e proprio superuomo il cui scopo resta tutto da comprendere.
Tutta la vicenda, o quasi, si svolge all’interno di uno spazio neutro totalmente bianco.
I Wachowski la chiamerebbero "struttura", George Lucas in "THX 1138", vero precursore ed ispiratore dell’impianto visuale, di questo ambiente ne fece prigione ed in effetti un po’ prigione lo e’ se, Lazarus questo e’ il nome che si autoassegna il paziente, resta confinato in attesa di essere pronto per uscire. A quanto pare pero’ i pezzi che lo compongono non solo solo carne morta riportata in vita.
Vidi questo film a tardissime notte ed era la fine degli anni ’90. Ricordo che a colpirmi furono Hauer, attore al quale vogliamo tutti bene e che trovai molto invecchiato, poi ovviamente l’ambientazione che come ho detto, rimandando a "THX 1138", suscita un fascino tutto particolare. Misterioso e profondo, almeno nella prima parte, attrae con la forza di cio’ che non vediamo, quel mondo solo accennato che si nasconde dietro il volume infinitamente bianco.
Nello sviluppo emotivo e psicologico di Lazarus, la chiave per leggere quel mondo e qualche spunto anche non banale, sull’individuo e la societa’ in cui viviamo.
Rivedo il film con grandissimo piacere, data anche la non facile reperibilita’. Testo e regia di Avery, l’uomo dietro al primo Tarantino e scrittore di sceneggiature importanti, alcune da manuale, piu’ noto forse per "Killing Zoe", il vero precursore di "Pulp Fiction", in realta’ estensione di "Le iene" e soprattutto il formidabile "Una vita al massimo".
Se la prima parte riserva un’ottima scrittura, la parte finale purtroppo e’ a dir poco avvilente, figlia di un cambio in corsa che ha disintegrato le buone premesse. Lo stesso dicasi della regia, buona inizialmente, tragica nella conclusione. Spiace per Wil Wheaton / Lazarus ma riesce ancora una volta ad essere l’uomo sbagliato nel ruolo sbagliato, totalmente inadeguato al personaggio. Adeguato e’ invece di Hauer punta di diamante dell’operazione eppure primo responsabile del suo affondamento, perche’ mollo’ il progetto a giochi iniziati, costringendo ad una pesante riscrittura. Dietro le quinte ci si fa rispettare, con Tom Savini al trucco e le grandi musiche di Tomandandy  
Resta il senso di un film incompleto che avrebbe meritato miglior fortuna. Comunque affascinante.

Scheda IMDB

Le regole dell’attrazione – Roger Avary

Le regole dell'attrazioneDove ho gia’ sentito Roger Avary ma dove diavolo ho gia’ sentito Roger Avary e non salta fuori il suo legame con Tarantino ma soprattutto essere il regista del giustamente osannato "Killing Zoe" e dell’ingiustamente dimenticato "Mr. Stitch".
Non solo, perche’ trovo il suo nome come sceneggiatore di "Una vita al massimo", "Pulp fiction", "Silent Hill" e "Beowulf", titoli sufficienti a erigergli un piccolo tempietto all’ingresso di casa. Viene fuori poi che "Le regole dell’attrazione" e’ un film girato benissimo, zeppo come un uovo di soluzioni tecniche molto interessanti per non dire innovative, in un adattamento cinematografico del romanzo omonimo di Bret Easton Ellis per il quale, a chi mi segue non parra’ strano, stravedo.
Non credo a questo punto vi siano condizioni migliori per osannare la realizzazione di un film divertente, ben scritto e tecnicamente ineccepibile.
La storia e’ nota per i fan di Ellis o per chi ne ha apprezza le suggestioni.
Ambientato a Camden, piu’ che college, un avera fucina di pazzi deviati, stando al suo autore e difatti e’ la storia di alcuni ragazzotti che nel corso dell’anno metteranno in pratica quanto di meglio la giovane eta’ e i soldi del papa’ possono permettere, condito da un sano senso d’onnipotenza amplificato dalla droga e dal vizio a livello ennesimo.
Regia e sceneggiatura ne fanno un’opera carica d’ironia ben maggiore del testo originale senza si badi bene stravolgerlo. Si e’ testimoni di nefandezze decisamente fuori scala ma stemperate nella risata, certo amara se ci si riflette ma non di meno piacevole soprattutto se ci si fa trascinare dagli eventi col giusto spirito goliardico, alla "Trainspotting" per intenderci, simile nelle menti sconvolte dei personaggi, non fosse per l’opposto stato sociale e modus vivendi, s’intende.
Bravo Roger Avary, bravi tutti, film da non perdere sotto ogni punto di vista.

Scheda IMDB