Tate Modern London, Londra 21-07-2014 (parte 2)

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Structure and clarity: Livello 4 o almeno la sua meta’. Forma e misura. Dall’ampiamento dimensionale del Tate - Structure and claritycubismo alla sottrazione minimalista e attenzione, non e’ un percorso a senso unico. Tutto cio’ che puo’ essere definito astratto si trova qui. Quando i posteri cercheranno di definire lo Zeitgeist del XX secolo, segneranno tre punti, Italia, Francia e Russia perche’ tutto il resto e’ conseguenza, anche quegli Stati Uniti che in fondo non hanno fatto altro che rielaborare quanto la vecchia Europa e ricordiamoci che la Russia ha ragioni storiche e culturali per farne parte, ha donato loro.
Splendida esposizione nella sostanza e nelle opere, forse un po’ debole nella sezione dedicata al minimalismo, laddove perlomeno, vi potevano far parte una ben piu’ ampia gamma di rappresentanti per quanto sia chiaro, Albers, Pasmore, Stella o Donald Judd forniscono un’ottima rappresentanza della sezione in mostra

Energy and process: L’altra meta’ del quarto livello. Il punto di partenza e’ l’arte povera, il che dovrebbe da italiani Tate - Mario Mertz inorgogliosirci e in effetti ci riesce. Non sono un grande estimatore di Celant e soci, trovo il concetto di fondo troppo proteso verso un pretesto politico e lateralmente concettuale con risvolti tecnici troppo allargati e sfumati nella realizzazione. Meglio mi oriento all’interno del lavoro dei singoli artisti o in alcune cose di questi ma certo e’ che l’importanza storica del movimento non si discute e comunque e’ meno pretestuosa chesso’, della transavanguardia, altro prodotto nostrano nato dall’alto e non dal basso e che scava percio’ poco nel profondo e non caso al Tate non rappresentato.
Ridefinendo il quotidiano attraverso la trasformazione dei materiali o il loro abuso, si tracciano nuovi confini o al contrario si focalizza l’attenzione su singoli punti. Meglio e’ quando vince l’estetica quindi l’esposizione nella sua accezione di Anti-Forma, trova il mio plauso e in fondo resta piu’ centrato nel soggetto. Non mancano Mertz e Kounellis del 1968 a farci onore ma non poteva mancare Fontana e Richard Serra per ribadire il concetto.

A margine delle grandi aree tematiche, vi sono spazi dedicati a singoli artisti, situazioni fuori contesto ma meritevoli di attenzione e di un loro ambiente dedicato.

Louise Bourgeois: l’artista francese vede qui esporre le sue carte, disegni che coprono l’intero arco della sua lunga Tate - Louise Bourgeoisvita e che riassumono i temi principali del suo lavoro: sessualita’, maternita’ e ragni.
Umanita’ come atto di ribellione, madre e femmina senza confini, cosi’ come e’ senza confini la carnalita’ sia del maschio che del figlio, col corpo della donna che riceve e dona senza troppi limiti. Matite ed acquarelli, contrasto di linee forti con sfumature colorate eppure non c’e’ troppo distacco tra stili cosi’ diversi eseguiti in epoche tanto distanti della sua esistenza. Ampia la sezione dedicata agli ultimi lavori prima della scomparsa laddove la quasi centenaria Bourgeois, ancora domanda e ancora risponde sul senso ultimo dell’esistere. 
Praticamente un solo lungo discorso che l’ha impegnata per l’intera sua vita.

Robert Mapplethorpe: l’uomo giusto, nella citta’ giusta con le conoscenze giuste. Forse il miglior cronista possibile Tate - Mapplethorpe - Warholdella New York che inizia negli anni ’60, la metropoli che in pratica ha transitato l’arte di quel decennio in quello successivo e in quello dopo ancora. Fotografo di persone, di artisti ma ancor meglio di cio’ che essi rappresentarono e in loro riconosciamo un intero periodo storico, annessi gli eccessi e le conseguenze ad esse legate. Pornografo per qualcuno, facilmente provocatore dico io, certo e’ che alcuni ritratti, inclusi i propri, danno un senso ben definito dell’ambiente nel quale visse e mori’. Non sorprende percio’  trovare Warhol ma anche Burroughs piuttosto che Keith Haring e non manca Patty Smith, sua fidanzata nei primi anni ’70 quando ancora voleva essere modella prima di ripiegare sulla canzone e del resto come dire, il physique du rôle proprio le mancava
Oggi fa piu’ sorridere che scandalo, certo e’ che c’e’ da dargli merito di uno stile che sa anche essere essenziale  ma non di meno carico di infromazioni. Meno efficace quando esplicito, resta almeno del sano divertimento.

Tate Modern London, Londra 21-07-2014 (parte 1)

Tate Modern 1Se la meta principale fu Malevich, e’ forse possibile essere alla Tate e non visitare la mostra permanente?
Le esposizioni in realta’ sono molte piu’ di una, organizzate tematicamente e in alcuni casi monografiche. Nella suggestiva cornice di una ex centrale elettrica, la Tate Modern s’erge su sei piani piu’ uno interrato. Se i primi piani assieme agli ultimi due sono riservati per bar, ristorante, bookshop e oggettistica varia, i tre centrali ospitano tutte le mostre.
Divisi a loro volta in due, i piani inferiori accolgono le mostre a pagamento mentre il resto e’ totalmente gratuito. Ecco un elemento importante. Da noi la cultura ha bisogno di fondi, pubblici ovviamente e ovviamente sperperati. Migliaia di persone impegnate a non si sa a fare bene cosa e a piangere ed inveire sulla loro incapacita’ gestionale che tutti quanti noi paghiamo col pretesto della "cultura", parola che in bocca a certa gente fa persino schifo.
Il Tate fin dall’ingresso ci fa sapere di vivere grazie alle proprie forze e domanda ai visitatori liberi contributi, offre ristorazione anch’essa utile al mantenimento della struttura e va giu’ pesante sulle mostre temporanee e monografiche e fa bene aggiungo io. E’ possibile contribuire facoltativamente con un leggero sovrapprezzo sul biglietto, soldi spesi davvero bene anche perche’ si sa come vengono usati, al contrario di quanto accade da noi.
Ora, non pretendo soffermarmi troppo sulle centinaia di opere esposte, tutte ben documentate, raccolte in stanze che focalizzano e illustrano il nesso tra il tema proposto e l’insieme storico o concettuale che le accorpa.
Con questi brevi riassunti, mi piace pensare di incuriosire abbastanza per una visita a dir poco doverosa ad uno dei templi dell’arte contemporanea.

Poetry and dream: Meta’ del livello 2 e’ dedicata alla poesia e ai sogni, interpretazione ampia e variabile che passa Tate- Joan Miroinnanzitutto dal surrealismo ma s’apre con de Chirico e Kounellis, in bell’omaggio a casa nostra. Stanze monografiche sono dedicate tra gli altri a Beuys e ai poster della rivoluzione sovietica e cio’ misura l’ampiezza dl sogno, forse un po’ troppo allargato, domandandosi se vi sia posto per tutti. La sezione mostra un’attitudine fin troppa generosa verso ogni forma onirica senza considerare che talvolta queste possono rivelarsi incubi.
Certo e’ che artisti come Dali’ danno il senso di quante dimensioni e stratificazioni posso esservi nel cosmo infinito del desiderio, del cuore o dell’ambizione.
Singole opere sensazionali, nel complesso la sezione piu’ debole del museo.
Completano Miro’, Ernst, Picabia, Picasso e Tanguy, tra gli altri s’intende.

Transformed Visions: Siamo al livello 3. "Umano, troppo umano" Tate - Pollockdirebbe Nietzsche o forse sarebbe meglio dire "Umano non umano" alla Schifano. Quando l’uomo si espande nel pensiero e nella forma ogni declinazione e’ ammessa, anzi studiata, esercitata e rappresentata. E’ umano pero’ anche il suo opposto, impronta negativa come un contorno che annulla il concetto esaltandone la forma. Ritratti e autoritratti di una societa’ disintegrata e difficilmente ricomponibile, laddove alla fine, la natura avra’ la meglio Opere tra gli altri di Giacometti, Bacon e Rothko.
In apparenza la sezione piu’ complicata, in realta’ curata splendidamente e percio’ sorprende in leggibilita’.

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Malevich – Tate Modern (Londra, 21-07-2014)

Malevich 1Breve trasferta londinese, poco il tempo a disposizione ma sufficiente per visitare il Tate Modern che dal 16 Luglio al 26 Ottobre 2014 ha in mostra Kazimir Malevich.
Malevich lo sappiamo, attraverso il suprematismo cambio’ la storia del XX Secolo creando un vero e proprio punto di svolta per l’arte figurativa prima e concettuale poi.
Non intendo soffermarmi sugli aspetti tecnici e teorici della rivoluzione che introdusse anche perche’ per comprendere il suo lavoro serve incrociare la tecnica iconografica russa con l’impressionismo, il futurismo, il cubismo senza dimenticare, anzi e’ fondamentale, il periodo storico e soprattutto lo stretto legame, cercato prima e subito poi, con la dittatura comunista che in quegli anni e per molti decenni a venire, scuotera’ il mondo.
Malevich Black SquareMalevich fu il punto centrale del movimento e all’interno della sua pur breve vita, percorse trasversalmente tanti stili senza subirli, anzi al contrario, ridefinendoli in una continua ricerca speso piu’ teorica che tecnica.
Anche sotto questo profilo la mostra e’ straordinaria. In rigoroso ordine cronologico, essa presenta la vita dell’artista attraverso le sue opere, le prime di stampo nettamente impressionista declinate nelle varianti puntinistiche e divisionistiche, ricordiamo che Malevich nacque in Russia nel 1878, per respirare presto, anzi con straordinaria puntualita’ le prime espressioni cubiste che ben presto si uniranno all’esperienza futurista nella chiara concomitanza stilistica con quanto Boccioni e Depero mostravano dalle nostre parti.
Il suprematismo, come il futurismo, fu multidisciplinare e proprio nel voler ridefinire il sistema artistico tutto, cerco’ nuove vie per coniugare poesia, teatro, pittura e musica ed e’ in questo periodo, nel 1915 (o retrodatato al 1913) che Malevich concepi’ il "Quadrato nero" prima e il bianco su bianco poi, dopodiche’ nulla fu piu’ lo stesso. Egli usci’ dalla raffigurazione e dal tratto per esprimere energia, l’idea non la materia e non la forma. Non si limita a indicare una strada verso qualcosa di nuovo, Malevich imprime sulla tela il potenziale del cosmo, qualcosa molto piu’ vicino alla fisica che alla pittura. Il balzo in avanti compiuto dal movimento suprematista fu travolgente e ben presto trascino’ con se’ altri artisti quali Larionov, Goncharova, Tatlin e Lissitskij, senza dimenticare Kandinskij e Rodchenko ma come non vedere la sua rivoluzione applicata alle aree di Mondrian, ai quadrati di Albers, agli Achrome di Manzoni e nel concetto di spazio allargato di Fontana e quanto ancora oltre.
Malgrado cio’ Malevich non fu un artista fortunato.
Malevich 2Quella rivoluzione politica e culturale nella quale sperava, si rivelo’ una morsa mortale che lo obbligo’ a concretizzare il proprio lavoro nell’UNOVIS prima e nel Vchutemas poi, tutto sommato con grandi risultati fintanto che il pragmatismo omicida e dittatoriale di Stalin, mise al bando le sue opere nel becero intento di distruggere tutto quanto non fosse in linea col pensiero unico dell’arte socialista applicata.
Nei suoi ultimi anni Malevich torno’ ad una pittura formale pur non rinnegando il suo passato ben visibile nelle ampie aree bidimensionali e compatte nei ritratti e soprattutto in qual quadrato nero che assunse come firma.
Morira’ di cancro nel 1935 dopo aver cambiato per sempre la storia dall’arte.
Ecco in sintesi la sua vicenda umana ed artistica, fedelmente riproposta la Tate Modern, una mostra curata benissimo, molto dettagliata e ben illustrata, perfettamente contestualizzata e ottimamente riassunta. Grande lavoro dei curatori che in sale ampie divise per periodo storico, ci offrono davvero tutto quanto si potesse vedere e pretendere, dove niente e’ lasciato al caso e non manca davvero nulla tra le opere fondamentali dell’artista.
Riconosco che stiamo parlando della galleria di arte moderna piu’ importante al mondo ma certo e’ che una mostra cosi’ organizzata e curata, dovrebbe essere presa ad esempio soprattutto dalle nostre parti.
Andare a Londra solo per Malevich? Si perche’ no, si potrebbe anche fare, perlomeno io lo consiglio.

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