Lisztomania – Ken Russell

LisztomaniaNell’idea comune che il passato sia ingessato come nei libri di storia, artisti come List li immaginiamo seri ed impettiti, bidimensionali come nei ritratti che ci sono stati tramandati. Sarebbe bene rendersi conto invece che pur cambiando molti accenti, i musicisti del passato erano star del loro tempo, con tanto di abusi ed eccessi, donne, alcool e droghe.
Alla fine i Rolling Stones non hanno inventato niente, beneficiando semmai della maggiore potenza di fuoco dei mezzi d’informazione.
Di Liszt in particolare, si ricorda un eccesso di fanatismo detto appunto lisztomania, l’entusiasmo smodato ed inspiegabile che prendeva il pubblico quando assisteva ai suoi concerti e cio’ ha dato il la a Russell per una favola ucronica sospesa tra storia e fantasia, la tentazione di declinare al presente la vita di Liszt e la narrazione per quanto infedele dei suoi trascorsi.
Uno spot di qualche tempo fa recitava "la potenza e’ nulla senza controllo".
Ecco come si disintegra "Lisztomania".
Film a dir poco imbarazzante gia’ dalla locandina e lo dico col rispetto e la dedizione che merita Russell, un grande maestro visionario dallo stile potente ed immaginifico che in questa pellicola perde totalmente il controllo sulla sua estetica, fallendo miseramente sotto ogni punto di vista e conscendo il regista, la tragedia e’ annunciata.
Trama confusa, al limite dell’inesistente. Iniziamo con Liszt a letto con una donna e si continua su questa linea in un continuo sovrabbondare di simboli fallici e seni al vento. Gargantuesco sotto ogni punto di vista, di Liszt non racconta nulla, se non a grandi linee e molto vagamente ma allo stesso tempo non c’e’ una vera e propria linea narrativa oltre alla giornata di una rockstar qualunque con carrozze invece che automobili di lusso, pianoforti e non sintetizzatori. Quando poi sul finale ci spostiamo dal metastorico al simbolico, lo sfascio si completa.
Roger Daltrey reduce dal precedente "Tommy" e’ l’interprete perfetto, forse troppo essendo egli stesso iconico e difficilmente retrodatabile di un secolo e mezzo. Altre rockstar partecipano all’impresa ma il tentativo di riprodurre quanto visto con "Tommy" fallisce miseramente.
Infine l’ultimo dei grandi peccati e’ la colonna sonora. Per quanto sia coinvolto Rick Wakeman, la musica e’ senza spessore e anima, inconsistente e tutt’altro che memorabile, a tratti fastidiosa e un film come questo, senza il giusto apporto sonoro, e’ fallito in partenza.
Bisogna volere tanto, tanto, tanto, tanto bene a Russell. Astenersi gli altri.

Scheda IMDB