La ragazza del lago – Andrea Molaioli

La ragazza del lagoSiamo in paese sulle sponde di un placido lago alpino ma l’atmosfera idilliaca e’ sconvolta dall’omicidio di una bella ragazza del paese.
Toni Servillo nei panni del commissario Sanzio, e’ il responsabile delle indagini. Napoletano spinto nel profondo nord per stare vicino alla moglie gravemente malata, vive un tormento interiore  che getta un velo di disillusione sul mondo che lo circonda, un mondo che tolta la meraviglia della location, e’ molto piu’ che imperfetto.
Film che a casa nostra ha fatto incetta di premi e onestamente non me lo spiego. Tutt’altro che brutto, apprezzabile Molaioli alla sua prima esperienza cinematografica ma questa e’ una regia totalmente televisiva, cosi’ come lo e’ tecnica, montaggio e resa complessiva di fotografia e ritmo. Cio’ che mi lascia piu’ perplesso pero’ e’ il testo dal momento in cui manca la progressione nella scoperta dell’assassino, gli eventi si susseguono in modo molto orizzontale, placidamente e la conclusione stessa non deriva da un’escalation di scoperte ma dalla felice intuizione del commissario. Non si pretendono inseguimenti, sparatorie e lame luccicanti nel buio ma una trama piu’ articolata verso la verita’ poteva e doveva essere possibile. Anche la conclusione e le motivazioni dell’assassino convincono fino ad un certo punto e non si sposano perfettamente con la dinamica dei fatti e tante lodi alla sceneggiatura onestamente non ci stanno.
I premi a Servillo invece si, quelli ci stanno eccome. Sempre bravo, efficace nel confondere cinismo, mestiere, disillusione. Un uomo ai margini del dolore che dal dolore trae sempre meno motivazioni. Per il resto solito standard attoriale italiano, troppo presenti o troppo poco anche se di massima il livello e’ discreto, persino la Golino che tra quelle che mi piacciono poco e’ quella che mi piace di piu’, alla fine non e’ male.
Musiche di Tehardo, anche queste apprezzatissime, invero buone non sempre pero’ ben accoppiate alle riprese e alle situazioni.
Insomma si guarda, ma e’ possibile non si riesca di fare nulla che non abbia il sapore di sceneggiato cecoslovacco degli anni ’60?

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