I viaggi di Gulliver (capitolo 8) – Jonathan Swift (estratto)

8- ANCORA SU GLUBBDUBDRIB. ALCUNE CORREZIONI ALLA STORIA ANTICA E  MODERNA.

Dedicai un giorno intero all’evocazione di quegli antichi  che primeggiarono nel sapere e nell’ingegno. Chiesi infatti di fare apparire Omero e Aristotele alla  testa  dei  loro  rispettivi commentatori, ma questi erano una tale schiera che invasero l’intera corte e in parte restarono fuori del palco. Riconobbi a prima vista quei due grandi in mezzo alla folla e seppi distinguerli uno dall’altro. Omero era più alto e più prestante del compagno, camminava con un portamento eretto nonostante l’età e aveva gli occhi più mobili e penetranti che mi sia mai capitato di vedere. Aristotele era curvo e camminava appoggiandosi a un bastone, la faccia smunta, i capelli radi e spioventi, la voce cavernosa. Mi accorsi che erano completamente estranei con gli altri, dei quali non avevano mai sentito parlare. Un fantasma, di cui non dirò il nome, mi bisbigliò all’orecchio che i commentatori risiedevano nella zona più lontana degli inferi da quella dove abitavano i due grandi, per un senso di vergogna e di colpa, tipica di chi ha stravolto completamente il messaggio dei due saggi. Presentai Didimo ed Eustazio a Omero e riuscii a convincerlo a trattarli meglio di quanto meritassero, lui infatti si era subito accorto che mancavano del genio necessario a penetrare lo spirito di un poeta. Ma quando presentai Scoto e Ramo ad Aristotele con un breve cenno alle loro idee, questi perse le staffe e mi chiese se gli altri del gruppo erano altrettanto testoni.
Pregai il governatore di evocare Cartesio e Gassendi e li convinsi a spiegare i loro sistemi ad Aristotele. Il grande filosofo riconobbe apertamente gli errori che aveva commesso nella filosofia naturale, perché per molti aspetti aveva proceduto basandosi su supposizioni, come sono costretti a fare gli uomini, e osservò che Gassendi, il quale aveva reso tanto gustosa la teoria dl Epicuro, e lo stesso Cartesio dei “vortici” sarebbero stati messi da parte. Predisse lo stesso destino alla teoria della gravitazione, di cui sono così zelanti assertori i saggi di oggi. Disse che in fondo i vari sistemi con i quali si cerca di spiegare la natura non sono che mode, destinate a cambiare anno per anno; e perfino quanti fingono di ricorrere a dimostrazioni matematiche andranno fuori moda dopo un periodo di smagliante fortuna.

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