The tree of life – Terrence Malick

The tree of lifeSe Malick monta i suoi film come vuole, anche io posso farlo coi miei post.
Brad Pitt ancora una volta e’ straordinario, unico ed inimitabile erede di Marlon Brando dal quale mutua la figura del padre, uomo a suo modo giusto, personaggio durissimo e difficilissimo ma di una verita’ interiore che solo un grande interprete poteva portare con tanta lucidita’ sullo schermo.
E’ un uomo che ha sbagliato e paghera’ duramente il suo errore, cosi’ come i suoi figli pagheranno con lui ma resta un puro purtroppo alieno alle logiche giocose di un bambino. E’ un personaggio sul quale piangere e disperarsi mentre gli si gira le spalle e forse puo’ costare una vita uscirne vivi con le proprie gambe ma alla fine anche il dolore si stempera nel fluido del cosmo e quando nel finale lo zoom nel tempo durato miliardi d’anni collassa in un singolo istante dentro il cuore di un uomo, solo qui Malick recupera il senso di un’opera semplice raccontata con troppa difficolta’.
Non c’e’ nulla che non vada, dico solo che fatto cosi’ e’ un film facile.
Facile fare il poeta con rielaborazioni grafiche ad altissima risoluzione di qualche importante osservatorio, prova a fare il fenomeno nella corsia detersivi di un supermercato di provincia.
Facile buttare frasi random che al confronto Terzani condiviso su Facebook dalla pingue 40enne fuori tempo massimo pare Nostro Signore redivivo. Provaci dissertando sulle composizioni possibili degli scaffali Billy.
E’ cosi’ facile inquadrare il cielo con Mahler in sottofondo ed evocare il nome di Dio, troppo facile.
A bocca aperta per la nascita della vita sulla Terra? Se proprio si vuole citare impropriamente Kubrick, ricordiamo che mezzo secolo fa ha mostrato come nasce un dio, quindi? Trovo che ancora oggi Bruno Bozzetto in "Allegro non troppo" abbia dato una versione della nascita della vita persino piu’ efficace
Se come e’ accaduto a Bologna, Malick e’ stato proiettato in ordine sparso per nove giorni e nessuno se n’e’ accorto, certo definiamo l’imbecillita’ di certi esperti e del pubblico che li segue ma si da’ un segno preciso e tangibile che il regista ha prodotto diapositive, non un film.
Mi rifiuto di usare come copertina il piedino del neonato, ovvieta’ compiuta da qualcuno che denuncia la stessa profondita’ di pensiero di chi riempie le proprie bacheche di cagnini o gattini sorridenti e in quanto tale efficace nel far sospirare ogni donna sulla faccia del pianeta e forse qualche neo padre non ripresosi del tutto dal filmino del parto.
Voglio essere capito pero’, il film e’ perfetto. No non sono ironico.
E’ perfetto come una splendida fanciulla elaborata in computer grafica, come un diamante uscito da un laboratorio, come lo spot di uno yogurt magro o di un detersivo ecologico. E’ la bellezza di immagini passate in HDR, la meraviglia di un tramonto photoshoppato, la carrozzeria di un auto di lusso esposta in vetrina.
Perfetto ma sono le imperfezioni a caratterizzare il sublime.
Dai ragazzi non scherziamo, qua siamo come le sedicenni che si riprendono i piedi e stanno ad ammirarsi per ore. Questo e’ un modo di fare cinema e lo rispetto, rispetto Malick ma nell’accezione deleuziana tra fotografia e fotogramma, il Cinema, il mio almeno, e’ altro.
NB: alla fine ho fatto come Malick, tanti giochi di montaggio e poi termino il film come tutti gli altri.

Scheda IMDB