Adolfo Wildt (1868-1931) L’ultimo simbolista – GAM Milano, 12-12-2015

Wildt GAM 2015 1Con Wildt fu amore a primo sguardo. Tanto diverso, cosi’ particolare, plasticita’ unica, niente di simile mi era mai capitato di vedere in precedenza.
Basto’ quell’unico volto per non perdere piu’ un’occasione di visitare una mostra con qualcosa di suo esposto, percio’ lo spazio che il GAM gli ha riservato vale bene una trasferta milanese.
Sono 55 le opere raccolte, tra marmi, bronzi, gessi e qualche disegno, in un percorso rigorosamente cronologico che coincide con quello stilistico.
Votato all’arte sin dalla giovane eta’, Wildt manifesto’ stile ed inquietudine unici sin dai primi anni. Inviso dalla critica ma fu una costante per tutta la sua vita, solo il mecenate tedesco Franz Rose seppe dargli la tranquillita’ economica necessaria per lavorare.
Non essere compreso lo fece soffrire molto, stette molti anni senza lavorare per via di certe stroncature ma nel frattempo ebbe modo di sviluppare quella plasticita’ unica che trasuda sentimenti ed emozioni come pochi altri prima hanno saputo esprimere.
Wildt GAM 2015 2Wildt fu troppo diverso, troppo potente, troppo talentuoso per il suo tempo e quando ad un certo punto la critica avrebbe anche potuto comprenderlo, il suo "ritorno all’ordine" promosso della Sarfatti, fece di lui un artista allineato al fascismo percio’ da condannare tout court a prescindere dalla grandezza del suo operato.
Cosi’ vanno le cose in Italia, una nazione che privilegia le appartenenze all’Arte, negando a grandi uomini di ricevere il giusto riconoscimento ed esaltando al contrario mezze tacche indegne dell’ultima fiera di paese.
Faticosamente oggi la sua figura emerge da un ingiusto oblio e come non incantarsi innanzi a sculture che come le illumini esplodono in volume, nella forza o dolcezza o spiritualita’ che l’artista seppe infondergli. Semplicemente sublime, ogni scultura e’ un’esperienza a se’, visiva e concettuale, spettacolo di luce e ombre nella cornice emozionale dei volti, riconoscendo in essa un filo rosso che unisce Giotto alla grafica di questi ultimi decenni che tanto gli deve.
Un piccolo spazio e’ riservato ad alcuni suoi allievi, Melotti e Fontana in particolare, quest’ultimo poi non nascose mai il debito e la riconoscenza umana e tecnica al suo grande maestro.
Voglio sperare in tante altre occasioni di rivedere Wildt, intanto nessuno si perda questa, c’e’ tempo sino al 14 Febbraio 2016.

Naturalmente c’e’ la collezione permanente del GAM da visitare. Di tutte le collezioni di arte moderna e’ quella che ho preferito, per qualita’ e per la giusta quantita’ di opere che si dipana tra le varie sale che spesso divengono piccole mostre dedicata ad un singolo artista, penso alla splendida sala di Medardo Rosso o ai bei Vittore Grubicy De Dragon. Nondimeno la collezione Grassi e la Vismara aggiungono lustro al museo, anzi quest’ultima non sara’ molto estesa ma contiene delle perle di rara bellezza ed importanza per un inizio secolo scorso davvero al suo meglio. Milano sa anche essere preziosa.

Comunicato stampa