Il cuore altrove – Pupi Avati

Il cuore altroveAvati su butta sulla Vanessa Incontrada e chi non lo farebbe dico io, magari in senso meno metaforico.
Si prosegue con cio’ che io chiamo esperimento attoriale, questa sfida antropologica al mestiere del recitare, atta a dimostrare che non esistono attori cani ma solo registi incapaci.
Se fosse veramente questa l’intenzione, temo pero’ che Avati abbia torto perche’ gli attori cani esistono eccome e semmai al contrario, sono pochi i registi superlativi come lui, che sanno far recitare bene chiunque e chi e’ gia’ bravo, si trasforma in fenomeno.
Questa volta la storia e’ ambientata negli anni ’20 e Marcore’ e’ un riservato professorino di greco e latino spedito da Roma a Bologna dal padre Giannini, con la speranza che un cambio d’ambiente gli riservi un matrimonio con prole e proseguire cosi’ con l’azienda di famiglia.
Perdera’ la testa per Vanessa Incontrada, bellissima e intraprendente ragazza cieca, delusa e innamorata pero’ di un altro uomo.
Neri Marcore’ e la Incontrada esordiscono sotto la sua regia, entrambi lavoreranno ancora con lui seppur in pellicole diverse e sempre come esordio comune incontriamo Giancarlo Giannini,  Nino D’Angelo e Sandra Milo.
Andando in ordine inverso La Milo e’ la Milo e vabbe’, D’Angelo piace un po’ a tutti anche se non si discosta troppo dallo stereotipo del napoletano che non cessa d’esser guaglione a qualunque eta’.
Giannini ha finalmente dopo tanti anni una parte degna di lui, fortemente caratterizzata ma recitata con la spontaneita’ e la bravura dell’ultimo dei grandi attori dell’epoca d’oro del cinema italiano.
Il suo romano e’ un po’ forzato ma e’ talmente bravo da far dimenticare ogni stortura, regalandoci uno splendido padre di Marcore’, assatanato e parimenti ancestralmente devoto.
Eccoci quindi ai due protagonisti. Confesso di non avere un giudizio netto su entrambi.
Se da un lato Vanessa e’ brava e pienamente immersa nel ruolo di ragazza cieca, innamorata, intraprendente e moderna, ho come l’impressione vi sia un lavoro di regia che supera le sue capacita’.
Il risultato finale non cambia ma il dubbio rimane.
Allo stesso modo sono perplesso su Marcore’ con certamente piu’ frecce all’arco della sua partner femminile ma con una spontaneita’ altalenante, pregio che invece abbonda nella ragazza.
D’altro canto alcuni momenti sono memorabili, intensi e tirati sino ai brividi e mi riferisco alla prima notte d’amore e al successivo risveglio oppure nel suo saluto alla classe ma anche in questo e’ Avati a dirigere in tutti i sensi per quanto Marcore’ del suo ne metta parecchio.
Marcore’, amico degli "amici", fece gridare la critica al miracolo, spandendo l’alone di "amicizia" al film che a sua volta piacque molto. Non casualmente, non sono del tutto convinto del risultato finale ma ce fosse di cinema cosi’ quando un film "normale" di Avati e’ comunque una pietra preziosa nella tragedia cinematografica nostrana.
"A’Ne’! Tu manco te immaggini cosa è aspetta’ fora de a’ Sistina, che ‘te dicono chi hanno fatto Papa.
Che quanno è ora, senti da fori la piazza San Pietro che trema come cor teremoto.
Perché dar camino è sortita a’ fumata bianca. E tutti che corrono, le porte se aprono: te vedi ariva’ sto moribondo sudato, che piagne, che trema, che ride, che nun ce crede; mentre du’ cardinali infilano na’ mano sotto pe’ controlla’ se è maschio! Te lo consegnano gnudo. E te lo devi vesti’. Tutto de’bianco.
A’Ne’: sei te che fai diventa’ Papa e basta che lo vesti de’bianco che cambia! Come te guarda, come… come… come te dà a’anello, perché gliel’hai da bacia’! E tutti corrono, se mettono in ginocchio, e o’portano ar barcone, pe’fasse vede’ dar mondo. Quando s’apre a’ finestra, e… e tu, te privi de n’emozione così pe’… pe’ sta qui.
Ar freddo, co’ na’ cieca. A magnatte e’ranocchie…"

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