L’arcano incantatore – Pupi Avati

L'arcano incantatoreLa poliedricita’ e’ indubbiamente indice di capacita’ e personalita’ e Avati puo’ essere citato a modello.
Egli sa realizzare grandi film cimentandosi sia con le commedie piu’ leggere che nei racconti piu’ difficili e impegnati e in egual misura il registro e’ sempre giusto nelle storie d’amore piu’ controverse, quando e’ la musica fare da protagonista, nel ripercorrere antiche emozioni e persino nell’horror e thriller.  Qualcuno ha coniato per lui la definizione di genere "gotico emiliano" il che’ e’ perfetto per film come "La casa dalle finestre che ridono" e per  "L’arcano incantatore" al quale ancor meglio si addice, essendo ambientato nel 1500.
Stefano Dionisi e’ un giovane seminarista costretto a fuggire da Bologna dopo aver fatto abortire una minorenne ma finira’ a servizio di uno strano monsignore dedito alla magia e all’esoterismo.
Un giuramento lo leghera’ alla sua figura e a quella di Nerio, antico servo che non e’ detto sia morto.
Splendide immagini nella superba location del lago di Corbara in Umbria e grande fotografia con l’immancabile regia che Avati dispensa ad ogni suo film.
Dionisi non delude per quanto un minimo di espressivita’ in piu’ non avrebbe guastato, cosa che non si puo’ certo dire del "monsignore" Carlo Cecchi che non lesina la grande esperienza e il volto teatrale perfettamente in linea col ruolo di terrore e mistero.
Il crescendo e’ ben calibrato, i colpi di scena efficaci e potenti, si casca un po’ nel finale dove si attende un’esplosione a sorpresa che non avviene, essendosela giocata gradatamente nel corso degli ultimi minuti.
Bello, non all’altezza dei suoi horror precedenti ma intenso quanto basta.

Scheda IMDB