Il resto e’ rumore – Alex Ross

Il resto e' rumoreDa un po’ di tempo m’imbatto nel nome di Ross e data la costante ricerca di buoni testi inerenti musica e musicisti, le quasi 900 pagine del tomo mi parevano un buon punto di partenza. Confesso di essermi fatto l’idea, non so come, che il libro affrontasse il tema da un punto di vista storico, antropologico e culturale, il che e’ vero seppur in gran parte si concentri sulla storia della musica lasciando che le motivazioni per le quali sono avvenute certe cose e non altre, restano conseguenza indiretta della narrazione.
Questo e’ infatti, un viaggio nel tempo e nello spazio con protagonisti i musicisti, le loro opere, concentrandosi in gran parte sul background culturale e politico che spesso hanno condizionato scelte e stili. Certo, il XX secolo non inizia il primo Gennaio, percio’ la generazione di compositori ottocenteschi  che hanno attraversato il ‘900 aprono le danze e a loro si deve quanto e’ seguito.
Di massima e’ un testo che si legge molto bene. Come un romanzo con tanti protagonisti, si seguono le vicende dei singoli incrociando storie e destini, ci si muove tra le nazioni e i regimi politici. Ross e’ preparato e ha una buona mano. Chiaro che la maggiore leggibilita’ va a scapito della precisione storica e anche laddove si dedica ampio spazio come a Shostakovich, Schoenberg , Stravinskij o Strauss, di rado si scende nella psicologia profonda dell’uomo, restando in superficie e senza quella completezza che a volte aggiunge elementi importanti da considerare. Per altri c’e’ un’approssimazione eccessiva, troppo spazio per qualcuno (Britten), troppo poco per altri (Stockhausen), assenza totale per troppi (Maderna e quasi tutti gli italiani). Di massima equilibrato ma non ci stupisce che ritenga piu’ grave l’esilio per mano nazista che una morte atroce nei gulag sovietici, cosi’ come da omosessuale quale e’ perche’ non manca di farcelo sapere ovviamente, puntualizzi appena puo’ i gusti sessuali dei musicisti, cosa che ben di rado ha una benché minima importanza, sfiorando il gossip nel caso di Britten.
Certo, non consiglierei il libro per un’attenta analisi filologica ma e’ un ottimo compromesso middlebrow, per questa fascia puo’ anche dirsi un’eccellenza.