Nostra Signora dei turchi – Carmelo Bene (film)

Nostra Signora dei turchiQuando Bene parlava del suo cinema, aveva il piglio chi di vede il re nudo con l’ironia di essere egli stesso il re. Nella massa di adoratori abituata ad applaudire cio’ che non comprende, la risata ultima era sua nello sbattergli sulla faccia la banale verita’ eppure in apparenza cosi’ complicata da far spendere pagine e pagine ai cosiddetti critici, nel vano tentativo di dare una spiegazione a cio’ che spiegazione non ha. 
Bene ha trascorso la sua esistenza nella creazione e nel perfezionamento della cosiddetta "macchina attoriale" ma e’ un meccanismo che vale sul palcoscenico non sul grande schermo e nel 1968, anno di uscita del film, certo c’erano ancora particolari da studiare perche’ "Nostra Signora dei turchi" e’ non-cinema, "Nostra Signora dei turchi" e’ Carmelo Bene.
Qui si spoglia di cio’ che non gli appartiene e butta fuori nell’impeto della creazione, tutto il suo teatro, tutta la dis-grazia dell’essere, delle radici che lo legano alla sua terra natia che qui ritrova e ricostruisce, le ri-possiede con tutta la forza di chi e’ riuscito a farsi possedere a sua volta.
La possessione e’ carnale, selvaggia e se in teatro l’autore Bene si sottrae, al cinema si somma, si moltiplica anzi, virilmente si mescola e si consuma nella sua terra e nelle sue storie, nei suoi miti e s’insinua nelle radici prendendone possesso e riscrivendole. La possessione non si limita al testo e all’idea ma si estende alle riprese, al montaggio il cui merito va quasi esclusivamente a Mauro Contini, colui che ha dato forma al film e si possiede finanche la celluloide sulla quale Bene & amici intervengono fisicamente per alterarne la qualita’.
L’uscita della pellicola fu un evento e, l’eco risuono’ forte e chiaro in quella Venezia sessantottina infognata nella retorica del periodo e fece piu’ la furba teatralita’ – e’ il caso di dirlo – di Bene che il film stesso a procurare il giusto clamore attorno all’operazione.
Ad ogni modo l’opera si fa apprezzare a segmenti discreti e nel puzzle che compone il quadro finale, vanno estrapolati pezzi e sezioni laddove film nel film, si ritrova il regista e scrittore al suo meglio. Basti ricordare il formidabile "Monologo sui cretini" per comprendere l’intensita’ di certe sequenze isolate dal resto.
Resta il fatto che per dirla come il regista, sottratto il significato, cio’ che resta e’ il significante (Bene) e il segno a quel punto perde d’importanza o ad esso e’ attribuibile ogni valenza.
Edizione curata come solo la RaroVideo sa fare. Due DVD, il primo con "Nostra Signora dei turchi" e il secondo col corto "Hermitage" e tanto materiale di e su Carmelo Bene e infine il libro bilingue che ne fa un prezioso oggetto da collezione.

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