Festen (Dogma I) – Thomas Vinterberg

FestenNon si puo’ dire che il buon Vinterberg non metta in chiaro le cose come stanno fin da subito. Che la riunione in programma sia giocata all’interno di una famiglia di pazzi e’ gia’ chiaro dopo nemmeno un minuto ma e’ la misura di questa pazzia che viene svelata piano piano e ce n’e’ davvero per tutti.
Psicodramma molto meno divertente di quanto appare in un primo tempo, scene da un compleanno del ricco capofamiglia sessantenne, che diventera’ ben presto centro focale della vicenda e non solo in quanto festeggiato.
Arrivo a Vinterberg seguendo il percorso artistico di Lars von Trier puntando quindi al movimento Dogma 95, che vede entrambi i registi tra i padri fondatori.
Si tratta in sostanza di cinema senza alcuna sovrastruttura o aggiunta, nemmeno di tipo scenografico e una post elaborazione ridotta ai minimi termini.
Lo stile ben si adatta quindi alla storia che anzi guadagna dalle riprese effettuate con la telecamera in spalla, come nei filmini amatoriali tanto tragici quanto frequenti e obbligatori in queste occasioni.
Non e’ possibile andare oltre descrivendo il film se non rivelando cio’ che accade in seguito e un minimo di sorpresa serve, per quanto alla fine non sia neppure quello il punto centrale della vicenda.
Vicenda purtroppo probabile oggigiorno e diciamo pure che realmente in un frangente analogo, le cose andrebbero molto diversamente, il che rende l’intero film un espediente letterario utile alla miseria di mezzi impiegati, probabilmente la solita apologia sui mostri che si annidano nella famiglia borghese e in generale un testo che vedrei molto bene in teatro, magari declinato alla Ibsen, non certo alla Beckett.
Tecnicamente abbiamo gia’ visto tutto ma buona prova d’inizio per un movimento interessante dai sani principi che condivido solo in parte.

Scheda IMDB

7 Responses to Festen (Dogma I) – Thomas Vinterberg

  1. LivingCinema says:

    Anche perchè Vinterberg poi si è un po’ perso lungo la strada.

    • Decisamente. Da Bergman in poi siamo stati abituati ai diversi approcci alle relazioni sociali tra europei del nord e noi latini ma la reazione indifferente dei personaggi di contorno, soprattutto nel finale e’ al limite del grottesco.

      • LivingCinema says:

        e poi nel Dogma non ho mai creduto fino in fondo, tranne che con Harmony Korine…

      • Regole troppo restrittive nel momento in cui limitano l’idea e non solo la tecnica e dal mio punto di vista, l’idea e’ sopra ogni altra cosa. Anche Malick si sottopone ad un dogma ma cio’ non gli impedisce di raccontare le sue storie e credo debba essere questo lo spirito giusto.
        Non conosco Harmony Korine ma vedro’ di mettermi in pari… 🙂

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